Dopo una Laurea in Scienze Agrarie e un Dottorato di Ricerca in Fisiologia dei Distretti Corporei, consegue una Laurea in Scienze della Nutrizione Umana e in Medicina e Chirurgia.
Con il termine di disbiosi si indica un’alterazione qualitativa e quantitativa della flora batterica residente nel grosso intestino. Al termine di disbiosi si contrappone quello di eubiosi che sta ad indicare il corretto assetto del consorzio microbico intestinale. Il microbiota intestinale, con la sua complessità e il suo numero elevato di geni, è in grado di condizionare profondamente il nostro stato di salute.
Si ritiene che, durante la vita intrauterina, il nostro ambiente intestinale sia completamente sterile. La prima contaminazione avviene al momento della nascita ad opera della flora vaginale materna. Negli anni a seguire il microbiota diviene via via più complesso arricchendosi dei batteri presenti normalmente nel nostro ambiente, nel nostro cibo, sugli oggetti e sulle persone con cui entriamo in contattato; ma rischia anche di impoverirsi a causa di un’alimentazione scorretta, dello stress, delle terapie alle quali ci sottoponiamo.
Di fatto, tutti siamo esposti al rischio di andare incontro ad una disbiosi intestinale a causa dello stile di vita, del cibo che mangiamo, delle terapie a cui ci sottoponiamo (vedi gli antibiotici), degli ambienti in cui viviamo e di quelli in cui lavoriamo. Sarebbe bello non sentirci mai stressati, fare regolare attività fisica e trarne piacere, mangiare il cibo appena raccolto e non manipolato, non ammalarci mai, non dover assumere farmaci e vivere e lavorare in ambienti salubri. Purtroppo queste condizioni si realizzano raramente e per questa ragione la disbiosi intestinale è una condizione piuttosto frequente.
Sintomi
Un intestino è sano se non presenta alterazioni anatomiche e funzionali. Cosa si intende per disturbo funzionale? Immaginiamo che un paziente, afflitto da importanti e persistenti sintomi gastrointestinali, si rechi da un gastroenterologo. Questi, una volta raccolta la storia clinica e fatto l’esame obiettivo, prescriverà una serie di indagini di laboratorio e strumentali (test di intolleranza al lattosio, screening per la celiachia, dosaggio della calprotectina fecale, ricerca del sangue occulto nelle feci, esame colturale delle feci, colonscopia). Qual è il motivo di così tanto zelo? Bisogna in primo luogo escludere la presenza di malattie gravi quali la celiachia, le MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: morbo di Crohn e Rettocolite Ulcerosa), la colite microscopica, il cancro del colon-retto. Escluse tutte queste malattie, rimane il disturbo funzionale, legato cioè al cattivo funzionamento di un organo per tutti gli altri aspetti apparentemente sano.
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La funzionalità dell’intestino è regolata in buona parte dalla flora batterica residente. Per questa ragione un intestino disbiotico non può essere definito sano. In ambito medico si è soliti dire che un intestino sano non dà segno di sé, è cioè silente. È a tal punto silente che non ci accorgiamo neanche di averlo. Al contrario, un intestino disbiotico è caratterizzato da un’alterazione dell’alvo. Si può soffrire di stitichezza o al contrario di diarrea. Si avverte un forte meteorismo spesso accompagnato da dolori intestinali. Se questi sintomi persistono in assenza di alterazioni anatomiche è possibile ipotizzare una disbiosi intestinale.
Diagnosi
La letteratura scientifica parla del microbiota intestinale come di un organo che deve avere metodi di analisi adeguati e terapie dedicate. Il metodo di analisi è il test fecale colonico attraverso il quale è possibile diagnosticare una disbiosi. Se è vero che la disbiosi può essere intesa come la patologia dell’organo microbiota, è pure vero che un organo microbiota malato può dare il suo contributo ad una patologia sistemica.
Di fronte ad un paziente cardiopatico, ad esempio, c’è da chiedersi se la disbiosi intestinale possa contribuire in qualche modo alla progressione della patologia. Questi argomenti sono ampiamente trattati nell’ambito della letteratura scientifica e si sente spesso parlare di asse intestino-cuore, asse intestino-cervello, asse intestino-fegato, asse intestino-pelle e potremmo continuare così ancora per un po’. Se l’organo microbiota malato contribuisce alla malattia sistemica, allora curare l’organo microbiota può contribuire a curare la malattia sistemica.
Come si cura
Una volta accertata la presenza di una disbiosi intestinale come è possibile curarla? L’approccio terapeutico è fondato sulla modulazione della dieta, sulla prescrizione di prebiotici e di probiotici.
Prebiotoci
I prebiotici possono essere considerati come dei fertilizzanti per i nostri microbi poiché gli forniscono i nutrienti giusti. Si tratta per lo più di fibre solubili quali i fruttani (vedi l’inulina, il lattulosio, e i galatto-oligosaccaridi). Li ritroviamo naturalmente nella frutta e nella verdura. Queste sostanze vengono fermentate ad opera dei batteri che abitano il grosso intestino (vedi ad esempio il Ruminococcus gnavus) con conseguente produzione di acidi grassi a catena breve (Short Chain Fatty Acids, SCFA) quali acido acetico, acido propionico e acido butirrico. L’acido butirrico rappresenta la maggior fonte energetica per i colonociti, le cellule che rivestono il colon, tanto che una sua carenza si associa ad atrofia della mucosa.
Probiotici
I probiotici sono la gran parte dei batteri che si trovano normalmente nell’intestino umano o in cibi fermentati quali lo yoghurt, il kefir, le verdure latto-fermentate. Esempio di probiotici sono i Bifidobacterium e i Lactobacillus. Per definizioni si tratta di microrganismi vivi e vitali che quando vengono somministrati in adeguate quantità portano ad un beneficio sul piano della salute. Vengono per questo anche detti batteri buoni. Il ricorso agli integratori di probiotici è divenuto prassi nel caso di gastroenteriti, di terapie con antibiotici e nel trattamento dell’enterocolite necrotizzante dei bimbi prematuri, ma si vanno affacciando all’orizzonte altre possibili applicazioni. Oggi i probiotici vengono considerati sempre più una terapia di supporto nella cura dell’obesità, delle dislipidemie e delle Malattie Croniche Intestinali (MICI, Morbo di Crohn e Rettocolite Ulcerosa).
Trapianto di microbiota intestinale
Il trapianto di microbiota intestinale è una soluzione piuttosto avveniristica. Si tratta di una procedura realizzata anche qui in Italia, per ora solo a livello sperimentale e solo per i pazienti con infezione intestinale da Clostridium difficile. Il C. difficile è un batterio che provoca una diarrea profusa. Rientra tra le infezioni nosocomiali, cioè contratte in ambiente ospedaliero. Il batterio si dimostra il più delle volte resistente agli antibiotici. I pazienti colpiti sono spesso persone anziane, con un ambiente intestinale già precario. Il rischio di andare incontro a morte è alto (in America ogni anno vengono colpite 337.000 persone e di queste 14.000 muoiono). Dal punto di vista operativo la procedura è piuttosto semplice: un volontario sano dona un campione delle sue feci. Il campione viene trattato in modo da ottenere una sospensione liquida che potrà essere instillata nel tratto gastrointestinale superiore attraverso un sondino nasogastrico (la northern route degli autori americani) che può avanzare fino a livello del cieco oppure venire utilizzata per preparare dei clisteri (la southern route). Potenzialmente questa stessa procedura potrà essere adottata nel trattamento dell’obesità, del diabete, delle dislipidemie e della depressione e in generale di tutte quelle condizioni che vedono implicato il nostro microbiota.
Consigli
L’evidenza scientifica ha fin qui dimostrato che i principali fattori in grado di condizionare lo stato di salute del nostro microbiota sono la dieta e lo stile di vita. Sulla base di questo assunto forniamo qui di seguito una lista delle cose da fare per realizzare il microbiota perfetto:
non abusare degli antibiotici e non trascurare di fare un periodo di terapia con pro e prebiotici dopo averli assunti;
non pensare che un intestino pigro o al contrario troppo attivo possa essere normale giusto perché nel vostro caso è sempre stato così. La regolarità intestinale e l’emissione di feci da manuale (di forma cilindrica, che galleggiano e non sporcano le pareti del water) sono tra i primi segni di una buona salute intestinale;
passare più tempo all’aria aperta, magari in campagna, toccare la terra (da quanto tempo non lo fate?) e gli animali.